Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

bile ciò che mette definitivamente fine al tentativo di inverare il mito e incontrare la letteratura dentro la realtà. Ma sul piano simbolico, questo stesso gelo sembra piuttosto generato proprio dal tentativo di inverare progetti e prefigurazioni. In Gioco di corte il gelo era metaforico: la freddezza educata del killer, la cortesia agghiacciante dei due cospiratori: un senso di gelo che sembrava espandersi man mano dalla narrazione. In Flora è un gelo reale a presentarsi come simbolo del gelo che, si direbbe, viene sempre prodotto, allorché qualcuno cerca di schiacciare, «congelare» il presente imponendo a questo il programma di un futuro. Ma c'è di più: sul piano immaginario infatti, il gelo, il freddo, la neve che bloccano a casa i due protagonisti, si rivelano specchio del vuoto in cui entrambi si trovano precipitati a causa del fallimento del loro sogno: infreddoliti, gelati, tagliati via non solo dal futuro, ma anche dal passato: Avevo posato il libro per andare a scaldare l'acqua del tè. Era già passata l'ora abituale, ma avevo voluto continuare a leggere: «... quando non c'è sulla terra una sola cosa che l'oblio non cancelli o la memoria non alteri e quando nessuno sa in quali immagini lo muterà il futuro». Feci scendere un filo d'acqua calda nella teiera, poi guardai l'orologio. Nel frattempo avevo cominciato a camminare su e giù per la stanza, riflettendo. Versai il tè nella tazza, andai a sedermi in poltrona e ne bevvi un sorso. Posai la tazza e ripresi il libro. Lessi: «... e io perdo ogni cosa e tutto è dell'oblio, o dell'altro. Non so chi dei due scrive questa pagina» (p. 77). Così dunque finisce Ricercare sul nome Flora: di queste ricerche per trovare il punto di passaggio dal nome Flora all'incontro con Flora non rimane che l'oblio, o il freddo, 179

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==