Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

realtà. Ma lo alimenta appunto come sogno, destinato a rimanere tale. In una parola, Flora è la letteratura stessa. La letteratura che all'infinito si fa avanti verso noi, ci fa sognare, ci spinge a pensarla, vagheggiarla, raccontarla, ma sempre e solo come letteratura. Mai come sogno che potrà essere tradotto in una realtà concreta del futuro. La progettualità della letteratura è tutta nel presente, dentro il presente. E qualsiasi tentativo di inverarla in una progettualità futura, non potrà far altro che produrre altra letteratura nel presente, per il presente. Così come il mitico tentativo di incontrare nella realtà l'amante e il figlio di Kafka riesce solo a far nascere la narrazione di due amici che invano si affannano a cercare in una gelida città l'amante e il figlio di Kafka. 8. La scena nella scena Mentre i due amici vagano sconclusionatamente alla ricerca di Flora, s'imbattono in un teatro dove si rappresenta un dramma centrato su una «recita nella recita[...] un gioco di specchi, di scatole cinesi.[La protagonista] è di scena e non è di scena, c'è e non c'è. È doppiamente viva e, nello stesso tempo, è un fantasma» (pp. 42-43). Commentando questo dramma, come pure un lavoro precedente dello stesso autore, i due amici notano che in realtà l'autore «mette in scena se stesso [...] L'agnizione. Un tempo [ ...] era reale. Ora è diverso» (p. 48). Diverso nel senso che l'agnizione, non più possibile come incontro reale con un altro, si sarebbe trasformata oggi in agnizione di se stessi. Che c'entra tutto ciò con la storia di Flora? Ripensiamo ancora a quello specchietto che Flora ha lasciato nel caffè. Al posto di incontrare Flora, invece di una reale agnizione di Flora, i due amici si trovano di fronte solo allo specchio in cui lei si è specchiata; e in quello specchio non 177

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