Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

letteratura e realtà, il timore inconfessato è che, posta a confronto con la realtà, la letteratura si dissolva. La paura è che, incontrando davvero Flora Diamond, questa si riveli non come l'amante di Kafka, bensì come una donna qualunque, come nessuno: un nessuno che però distruggerebbe proprio il sogno, il mito di una traducibilità della letteratura in realtà. Ecco perché i due amici, mentre progettano l'inveramento del loro sogno, al tempo stesso lo sabotano, mentono a se stessi e, senza confessarselo, fanno sì che esso rimanga puro sogno. 7. Lo specchietto di Flora Ma in questo mito della traducibilità della letteratura in realtà, quale funzione svolge la figura di Flora? Intravista solo casualmente da uno dei due amici, e poi mai più incontrata una volta che si mettono a cercarla attivamente, Flora sembra un fantasma che al tempo stesso vuole e non vuole essere scoperto. Lascia dei messaggi (al portiere), si fa intravedere in strada (dall'amico), in un caffè (dal narratore), lascia pure delle tracce (uno specchietto con le sue iniziali, abbandonato in un altro caffè). Se i due amici prendono le mosse dalla realtà quotidiana per farsi incontro al mito (al mito di Kafka e della realtà della letteratura)- ecco che dalla parte opposta il mito (incarnato dalla figura di Flora) sembra volersi fare incontro alla realtà (ai due amici), come agognando a propria volta un incontro, un'agnizione che lo faccia entrare, passare nella dimensione della realtà. Ma come i due amici vogliono e non vogliono «vedere» il mito tradursi in realtà, allo stesso modo il mito vuole e non vuole «incontrare» la realtà. Flora si avvicina, lascia delle tracce, sembra sempre lì lì per apparire, ma ogni volta fugge via, appena appena si lascia intravedere di sfuggita. E però, proprio così facendo, alimenta il mito, rafforza il sogno di una traducibilità della letteratura in 176

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==