Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

Duomo di Milano - si ha un «dubbio giorno» o una «tenebra sacra»; ma dubbio giorno e tenebra sacra diviene per Dante ogni luce dinanzi al folgorìo della nuova luce che gli si appresenta, e però ogni volta la sua impressione è quella di chi nell'ombra o nella penombra vede accendersi una luce1 . A un rosone gotico investito dai raggi del sole fa ben pensare il trionfo di Cristo che Beatrice anmmzia al suo fedele e che la fa sfavillare di santa letizia; ed io, per mio conto, non posso non riferirmi al rosone meridionale 'di Chartres, nel cui centro è per l'appunto Cristo trionfante in uno scintillìo d'argento e di azzurro chiaro, e torno torno, in giri concentrici, figure d'angeli e di personaggi simbolici anch'essi splendenti come pietre preziose: Quale ne' plenilunii sereni Trivia ride tra le ninfe eterne che dipingon lo ciel per tutti i seni, vidi sopra migliaia di lucerne un sol che tutte quante l'accendea, come fa il nostro le viste superne; e per la viva luce trasparea la lucente sustanza tanto chiara nel viso mio, che non la sostenea. Oh Beatrice dolce guida e cara! Ella mi disse: «Quel che ti sobranza è virtù da cui nulla si ripara. Quivi è la sapienza e la possanza ch'aprì le strade tra 'l cielo e la terra, onde fu già sì lunga disianza». Ora che Dante si è affissato sia pure per un istante nella luce di Cristo, il suo occhio è fatto valido a sostenere l'accresciuto splendore di Beatrice, ed ella medesima lo invita a guardarlo: 151

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==