Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

con incantevole schiettezza. Ma come agli occhi del devoto, nella luce mistica che dilaga attraverso le gemmanti vetrate, quegli aspetti naturali sembrano santificarsi in un'offerta religiosa e intonare anch'essi l'inno corale di gloria a Dio creatore e redentore, così questa similitudine dantesca, con altre della Commedia segnatamente nella seconda e nella terza cantica, ci presenta una natura francescanamente ribattezzata, con quell'uccellino che aspetta, trepido d'amor materno, il segnale celeste della vita che ricomincia, il primo raggio del sole, aliusque et idem, che per lui è la Provvidenza, e la stessa fatica, in quella luce piena di speranza, gli diventa una gioia. Ed ecco che nella penombra della cattedrale le ampie vetrate hanno guizzi e lampeggiamenti di pietre preziose e sembrano gradatamente incendiarsi man mano che il sole le investe: Ma poco fu tra uno e altro quando, del mio attender, dico, e del vedere lo ciel venir più e più rischiarando. Vide Dante, se davvero peregrinò a Parigi e nella Francia settentrionale, il levarsi del sole in una di quelle chiese stupende in cui l'arte dei vetrai ebbe uno sviluppo che da noi fu molto più limitato e più tardo? Certo, è questa l'impressione che dà la terzina or ora citata. O almeno la dà a me, che non posso non ripensare (e chiedo perdono dell'intrusione egotistica) a una mia sosta di due giorni a Chartres, or sono più di vent'anni, proprio per poter assistere a quello spettacolo di cui avevo letto la descrizione in un romanzo d'un autore a me caro, Huysmans. Mi avviai alla cattedrale che ancora non albeggiava, e nella penombra della navata centrale, dove si vedeva passare e genuflettersi qualche devota ammantata di nero, attesi con impazienza il primo balenare delle prodigiose vetra149

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