Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

«Può morire da un momento all'altro» dice, cavando dal taschino l'orologio, il dottore- e intanto senza tristezza alcuna si aspetta la sua morte - siedono ormai tranquilli intesi a spiare sul povero volto i progressi della morte. Ma Laughton non è tipo da cedere; non ostante la malinconia, è prepotente. La camera è senza funebri avvisi- non si leggono preghiere, né si accendono ceri- il moribondo, in una pausa del morire, accende per sé, per fumarselo, un profumatissimo sigaro di Avana che vale ben due scellini, e lo nasconde sotto il cuscino mentre rientra insospettito il dottore. Tanto per dire, a proposito di Laughton, qual è l'arte di questo straordinario artista, aggiungo che non puoi staccare gli occhi da lui che agisce sullo schermo, nemmeno per un attimo. Pur essendo, a prima vista, il suo volto, la sua figura, quanto mai volgari, devi subirne il fascinofin che lui, sarà lui. Le sue mosse, la sua bocca, la sua stessa ombra portata, l'ombra di lui portata dal sole sulla sabbia, di qualsiasi film coloniale, è un'ombra esperta, originale, misteriosa, che ti incanta e ti avvince e ti stringe con gli stessi legami della tua fonda esistenza. I suoi atti e la sua voce ti raggiungono sempre a distanza di spazio e di tempo- i suoni di attimi eterni- perché un uomo simile a noi l'abbiamo tutti nel nostro destino. 125

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