Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

rango, dell'importanza del posto sociale o secolare che si è avuto e tenuto sempre con decoro in questo basso mondo. Invece Laughton, vecchio peccatore, ma buon uomo, scapestrato, gaudente, milionario, muore come più gli piace di morire - vale a dire, per conto suo - un conto che gli torna a gradimento - muore soddisfatto, e senza rimpianto, avendo egli avuto dalla vita tutto quel che ha voluto. Nel candore del suo letto ampio, profondo, un'alcova a baldacchino. Forse dopo il bagno - un bagno caldo, pensate - in un letto di bucato-è l'atonia feerica... il «vero» che circonda non sarebbe che un vacillante riverbero della nostra fiamma vitale. Gli occhi chiusi, il broncio carnoso della bocca stortala maschera tumefatta e schiacciata sul guanciale - la testa di Laughton pesa inerte, a immagine stampata d'un morto- luci vaporose, come fasi di luna, passano e ripassano sul suo volto, senonché proprio un nulla ci avverte che costui non è del tutto morto. Quando, adagio, adagio, Laughton apre un occhio - bieco, o per celia? - un occhio solo, mentre con uno sforzo solleva una palpebra il suo sguardo è carezzevole, incertamente rivolto, più al di là, che al di qua. Fra le canute e spinose sopracciglia, il suo occhio scintilla pieno di bontà e di curiosità. Intorno al suo letto tutti sono convinti della sua fine imminente - e lui stesso sembra d'esserlo (convinto e rassegnato) al pari degli altri: un dottore, un'infermiera, e due evangelici dignitari di chiesa. 124

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