Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

nazionali, mezzo anglosassoni mezzo latine, con un pizzico di sangue celtico e di sangue slavo; e come evitare che gli sfondi siano estetici, la Pineta di Chiassi, le sale cinquecentesche dei palazzi patrizi di Firenze, e via di seguito? Ma lo spirito è un altro: l'estetismo ha assunto sfumature più sottili: consiste per esempio per una signorina della buona società nel levarsi le calze e unirsi ai contadini che pestano l'uva nel tino. C'è un sapore di Nacktkultur (si vedano a questo proposito le amene pagine di Nymph Errant sulla colonia naturista). Poi, il campionario di esotismi è più svariato e piccante: non si citano solo cose e nomi nobili; ma chianti e paste al sugo, pommes frites e Homard Newburg son disseminate tra i quadri impressionisti; l'attenzione dell'autore non è più così disperatamente unilaterale come nel 1904. Firenze non è più Florence la morte, e neanche la città del Lys rouge; ma è vista con occhio di tutto curioso, con la rapidità d'effetti pittoresca che Robert Browning fu primo a inaugurare. Una donna non è più paragonata alle creature fatali del Rossetti, labbra di vampiro, occhi di basilisco, e collo di cigno, ma, se mai, all'Ofelia di una poesia di Laforgue. Invece di Swinburne, si legge Robert Bridges. Joan Haslip sa disporre con abilità gli sfondi del suo romanzo; è una squisita ammobiliatrice, e se la sua mano pare qua e là un po' pesante nello spargere allusioni e parole di tre o quattro diversi paesi, la colpa non è sua, ma del genere di vita della società internazionale da lei descritta. La vicenda è ben congegnata e interessante per lo studio delle anime ancipiti prodotte dai matrimoni misti e delle varie rifrazioni e interferenze delle caratteristiche nazionali; l'insieme, sebbene tracciato con leggerezza di tocco, riesce alquanto eccessivo per la troppa varietà di elementi: è come un plum-pudding, dove il cuoco inglese, per prendersi la rivincita della semplicità della sua ordinaria cucina, versa a piene mani le droghe. La copertina sintetizza assai bene lo spirito del volume, con l'imperatrice Teodora 119

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