Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

vi raccomanderei di tornare a vedere Ma l'amor mio non muore con Lyda Borelli, che un cinematografo romano ha avuto di recente l'ottima idea di riesumare pel sollazzo del pubblico d'ogni classe. Quelle languide pose, quelle figure di donne «magre» (che oggi sembrano grassocce), quei pantaloni a flauto, quell'estetismo misticizzante di cartapesta del film del 1912, si ritrovano nel romanzo di Morel, epigono di quell'epigono che fu Jean Lorrain. Le illustrazioni di Manuel Orazi sono un capolavoro d'ingenuità decadentistica: il frontispizio, soprattutto, colla testa esangue del protagonista, gli occhi color d'acquamarina, le mani inanellate d'opali, mentre un verde vampiro gli morde il cranio, è un indimenticabile «pezzo» da museo del costume. Le pagine del Forse che sì sono, naturalmente, a un altro livello, ma non illustrano meno il gusto di un'epoca. Ragazze dell'aristocrazia fiorentina e della colonia straniera cinguettano come rondini in un pomeriggio di marzo. La stanza di Simonetta Cesi «era parata con quelle tappezzerie d'Olanda, in velluto di lino, ove l'arte di AgataWegerif imita la varietà dei marmi venati e vergolati come i broccatelli i cipollini i pavonazzetti ... Ovunque, su i mobili di lacca precisi e nervuti, le rose i garofani i giacinti le orchidee sorgevano da snelli vasi di maiolica ricchi di colature intense come smalti». Non meraviglia che a un certo punto una delle «piccole sfingi nubili» si alzi «con un viso di morta», e dica: «C'è un'aria che sòffoca, qui. Apri una finestra». L'atmosfera cosmopolita fiorentina di D'Annunzio s'incrinava di brividi sadici, col delitto di Fondi e l'Itylus di Swinburne. Ritorniamo nello stesso salotto a vent'anni di distanza, condotti per mano non più dal poeta «che s'è beato», ma da una giovane straniera che è alle sue prime armi nel campo della prosa narrativa, Joan Haslip. In apparenza non molto è cambiato: i soliti fiori che fanno un gran bel vedere, i vasi di cristallo, e, invece dei preraffaelliti, Monet Cézanne Renoir; le solite creature strambe, frutto d'incroci inter118

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