Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

a periodi). Una meno futile osservazione riguarda il nostro teatro: «Noi in Russia non abbiamo mai sentito recitare tanto bene. Sono stato a un'operetta e a una riduzione per la scena di Delitto e castigo, e pensando ai nostri attori, ai nostri grandi, raffinati attori, son venuto a concludere che la loro recitazione è acqua fresca». I più belli del mondo giudicò i paesaggi lombardi. A Genova ammirò il porto, Staglieno («Non solo i defunti, ma anche le loro inconsolabili vedove, i figliuoli e le suocere vi sono rappresentate in grandezza naturale»), la folla notturna per le strade - e un personaggio del Gabbiano parlerà di Genova. Non si creda però che tutte le sue impressioni di viaggio fossero ugualmente poco sostanziose: talvolta un felice estro muove la sua penna, e ne vengono allora veri e propri bozzetti, o bellissime descrizioni (come alcune dal Medio Oriente e da Venezia stessa) delle quali ci duole di non poter qui fornire saggi. Ma veniamo al nostro principale argomento. Delle ragioni che spinsero Cehov a intraprendere il suo lunghissimo viaggio all'isola di Sahalin (situata, per chi non lo rammentasse, di là dall'Asia a nord del mare giapponese, e sede di una colonia penale) abbiamo già accennato in un precedente articolo. Esse, ripetiamolo, furono in sostanza personali, contro ogni apparenza; tuttavia, partisse Cehov per fuggire da qualcuno o soltanto da se stesso, ciò non toglie che il viaggio medesimo fosse accuratamente preparato, con opportune letture di argomento geografico e specialmente sociale, in particolare sulla condizione dei forzati e gli annessi problemi; poiché egli voleva comunque trarne profitto. Occorreva, convien dirlo, un certo spirito d'avventura per disporsi alla traversata dell'Asia nel 1890, quando non c'era la Transiberiana e i mezzi di trasporto erano press'a poco quelli di secoli innanzi: Cehov la affrontò senza batter ciglio, armato di una rivoltella e di un coltel110

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