Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

ra. La natura, si sa, presenta sempre il medesimo specchio, ma pregiudizio, abitudine ed educazione mutano continuamente l'aspetto degli oggetti che vi si riflettono. Alle obiezioni che sono state mosse al mio autore per taluni altri aspetti, è assai difficile rispondere. I suoi versi rozzi, le sue similitudini grossolane, i suoi bruschi passaggi da un argomento all'altro, denotano, si dice, o disprezzo o ignoranza di un elegante modo di comporre. Non si può davvero sostenere che Persia sia fine come Orazio o che prediliga la callida junctura. La sua poesia è un torrente impetuoso, che nel suo corso accidentato si spande su rocce e precipizi, e ogni tanto, come le acque del Rodano, scompare alla vista e si perde nel sottosuolo». Sì: come la poesia e la conversazione di Cummings. Pure, anche Drummond aveva la sua poesia: «la ruggine su un'antica moneta», «un torrente impetuoso, che nel suo corso accidentato si spande» e sembrava che, tutto sommato, egli parteggiasse per il rozzo Persia e sinceramente avesse preso le sue difese contro il gusto del tempo. Era il paradosso della letteratura: provocata solo dalle anomalie della realtà, dalle sue discordanze, dal suo caos, dalla sua sofferenza, essa cercava, dalla poesia alla metafisica, di imporre a quel caos un qualche ordine, di trovare qualche soluzione a quella discordanza, di rendere la sofferenza accettabile - di imprimere un permanente segno dell'intelletto sul flusso misterioso dell'esperienza che ci sfugge tra le mani. Tale era la condizione di Persia, in bilico, per così dire, sull'orlo della rovina dell'Impero: la critica per mezzo della satira, la filosofia stoica - al limite, l'esametro stesso - erano tutti modi, anche per un poeta così «inelegante», di introdurre una qualche logica e un senso nelle interminabili lotte che gli uomini conducevano per appaesarsi nell'universo. Dunque, nel soccorrere, per così dire, il poeta, il critico che lo studia deve a sua volta affrontare risolutamente queste miserie e questi orrori, questi colpi inquietanti della realtà; deve racco103

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