Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

cane menato per l'aia. Così di quelle stanze non vidi in realtà nulla. Ho infatti in egual modo un indotto paraocchi dai custodi assenti, ma anche da quelli troppo presenti. Chi era il custode là? Sto pensando alla Giunone Farnese, che abitava le Stanze della Pioggia sul Palatino. La pioggia, forse, che a volte è velo, a volte lascia intravedere. Secondo Starobinski, «lo sguardo, che assicura alla nostra coscienza un'uscita fuori dal luogo che occupa il nostro corpo, costituisce, nel senso più rigoroso del termine, ' , un eccesso ». Mia figlia mi ha chiesto l'altra sera «mamma, qual è il corpo?». Io, toccandola, ho risposto «questo». E lei, quale questo - ha detto - questo qui duro o questo qui morbido? e si toccava lo sterno e più in là dello sterno. La lettura del bianco e del nero. Io non so affatto pitturare, disegnare, dipingere. So solamente scrivere. In Gatta ci cova Angelo Musco ad un certo punto diceva, dando ad altri da leggere una lettera indirizzata a lui, «tieni, leggimela tu, io non so mai se devo leggere il bianco o il nero. » Così io, quando scrivo, non so se scrivo il bianco, non so se scrivo il nero. Avevo sui sette-otto anni. Un foruncolo nell'orecchio. 98

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