Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

non i fatti, non ciò che si può esprimere in parole», p. 105. Lo stesso effetto di polarizzazione agli estremi e la contemporanea emergenza, al centro, delle parole, può valere anche come una descrizione dell'uso della prospettiva in Giotto, simile a quello dantesco. Nota come questa dinamica corrisponda, in altri termini, a quella dell'admiratio. 15 De Vulgari Eloquentia, I, IX e VIII; mentre in Boezio di Dacia l'esempio omologo era «dolor», cfr. Quaestio 5 citata dalla Corti, cit., pp. 40 sgg. 16 D. V.E., I, VI; cfr. Nardi B., Dante e la cultura medievale, Bari, Laterza, 1983 3 , p. 183 e Corti, cit., pp. 47 e sgg. 17 Cfr. la distinzione metodologica che in geometria J. Nicod (La géométrie dans le monde sensible, Paris, P.U.F., 1962) stabilisce fra considerazione di ambiti vasti e di ambiti ristretti, decisiva per la riconoscibilità dei fondamenti sensibili della scienza in generale. 18 «Questo mio volgare fu congiugnitore de li miei generanti, che con esso parlavano, sì come 'l fuoco è disponitore del ferro al fabbro che fa lo coltello; per che manifesto è lui essere concorso a la mia generazione, e così essere alcuna cagione del mio essere. Ancora, questo mio volgare fu introduttore di me ne la via di scienza, che è ultima perfezione, in quanto con esso intrai ne lo latino e con esso mi fu mostrato: lo quale latino poi mi fu via a più innanzi andare. E così è palese, e per me conosciuto, esso essere stato a me grandissimo benefattore», Conv., I, XIII. 19Conv., I, XIII, explicit. 2 ° Cfr. l'analisi di questa espressione fatta da Nardi B., Nel mondo di Dante, Roma, 1944, pp. 47-53. 21 Ad alcuni è parso che le coincidenze trovate dalla Corti -dr. qui n. I I - non siano univoche né sicure. 22 Nardi B., Dante e la cultura medievale, cit., pp. 173-178. 23 A proposito di Conv., III, XIII vedi Nardi B., Dante e la cultura..., cit., p. 58. 24 «Lasciate dunque che per un poco il vostro pensiero esca da questo mondo per venirne a vedere un altro, nuovissimo, che farò nascere in suo cospetto negli spazi immaginari», Cartesio, Il Mondo o Trattato della luce, in Opere filosofiche, Bari, Laterza, 19862 , voi. I, p. 143. 25 Ibidem, p. 192: «Ora che ho spiegato la natura e le proprietà dell'azione che ho identificato con la luce, mi resta da spiegare come, per suo mezzo, gli abitanti del pianeta da me supposto la Terra possono avere del loro· cielo una visione del tutto simile a quella che noi abbiamo del nostro». Vedi lo stesso metodo di costruzione di geometrie sensibili in Nicod J. cit. 26 Il concetto è aristotelico: De anima, III, 7-8 e II, 8, ripreso puntualmente nei commenti di Averroè e Alberto Magno. 27 Vedi in Nardi B., Dante e la cultura..., cit., in generale il cap. VI, Il linguaggio. 28 Cfr. anche Wittgenstein L., Ricerche filosofiche, Torino, Einaudi, 1967, parte II, XI, p. 255 sgg. 29 D.V.E., I, XVII, ma vedi anche il riferimento al De causis, qui nel primo paragrafo. 30 Già Alkindi, con concetto trasmesso in Occidente insieme ad altri fondamentali problemi di perspectiva araba, aveva affermato che le parole sono operatori luminosi: «Voces in actu productae radios faciunt sicut et aliae res actuales et suis radiis operantur in mundo elementorum». In De radiis, ms. Paris, Bibl. Nat. nouv. acq. 616, ff. lr-17r.; f. 5r., citato da Federici, Vescovini G., Studi sulla prospettiva medievale, Torino, Giappichelli, 1965, p. 47. 31 Conv., II, XIII. L'allegoria arti/pianeti, sebbene contenente in Dante 94

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==