Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

punto centrale. La riflessione mariana è stata molto probabilmente indotta in Dante da Bartolomeo da Bologna, che scrive quattro quaestiones sull'assunzione della Vergine ricche di arditezze sperimentali59 - e delle quali il solo C. Piana nel '38 rilevò l'importanza per Dante60 . Nonostante il fatto che gli studiosi abbiano in genere trascurato l'influenza della nascente letteratura mariana su Dante - evidentemente ritenendola di mero interesse teologico61 - essa invece appare un nodo fondamentale per l'epistemologia di quelle forme di sapere attive in Dante. Nel nostro caso - come dice un altro autore ben noto a Dante, Alberto Magno62 - «La Vergine... è 'bella come la luna'» ed è come la Luna per una serie numerosissima di paragoni che richiamano da vicino il testo dantesco: per es. è «segno del tempo» e regolatrice della vita (trattati 125-6), ma soprattutto, essendo «senza macchia», è anche, insieme, termine linguistico e termine luminoso: essa, la Luna o Maria, è in grado di parlare in quattro modi attraverso raggi di luce (tr. 131), e regola il proprio aspetto più o meno nubiloso a seconda della probità di chi la guarda (tr. 126); inoltre, così come la Luna si vela avvicinandosi al sole, Maria «velò con la sua carne la ...divinità», per rendere visibile anche all'«ultimo degli uomini» la «luce inaccessibile» (tr. 127)63 . Essa è l'ultimo schermo per regolare la luce alla visibilità e il discorso alla pensabilità, ma non è già più uno schermo che ostacoli - nulla di efficiente, ma il punto dove la luce come fine si stampa in luce come forma - in analogia col paradosso di bianco e trasparente che caratterizza Piccarda. Maria è chiaramente anticipata nel III canto:oltre al paradosso di visibilità e pensabilità di bianco/trasparente (III) e di pura/velata (XXXII), c'è in generale un parallelo con if canto XXXII per quanto riguarda la questione centrale dell'ascensione di Dante nei cieli (II, 37-42), che ritorna poi come Assunzione; inoltre la preghiera, accennata dolcemente da Piccarda (III, 121-2) è ripresa più volte 87

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==