Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

fino a determinare la procedura dell'espressione: egli è preso in un doppio dubbio che lo fa tacere. Accade ciò che Hermann afferma dell'abreazione verbale, cioè non è tanto il contenuto del dubbio a impedire l'espressione, quanto la sua forma52 • Lo capisce bene Beatrice, che legge nel pensiero di Dante - come fece Daniele con Nabuccodonosor (vv. 13-15) -, e denuncia subito la forma del dubbio come la «forza isolatrice» che impedisce l'accesso al linguaggio: uno e altro disio, sì che tua cura sé stessa lega sì che fuor non spira (IV, 17-18) Le funzioni verbali sono del tutto diverse che nei due esempi precedenti: qui «lega» e «spira» aderiscono rigorosamente alla propria funzione gammaticale, e non si determina alcuna variazione che possa agire dinamicamente sul contesto (d'altronde anche questo è un modo per «legare» e per impedire di «spirare»)53 . Si può ragionevolmente pensare che abbiamo scelto questo esempio a posteriori e in modo tendenzioso, ma effettivamente, al contrario, questa stretta aderenza alla propria funzione grammaticale è caratteristica costante delle forme verbali usate in tutto questo canto. D'altronde questa maggiore determinazione dei verbi ha un riscontro anche nella loro frequenza particolarmente elevata in questo canto. Soprattutto questo fenomeno di resistenza è accompagnato da un altro elemento analogo: il passaggio delle parole di Beatrice attraverso la telepatia, fenomeno tipicamente resistente a un'analisi, come si legge in Freud54 , dato che di fronte ad essa l'interpretazione risulta disinnescata, poiché la spiegazione razionale si riduce alla mera occasione attraverso la quale la telepatia si manifesta. Così succede nell'episodio fra Nabuccodonosor e Daniele, dove l'interpretazione del sogno è completamente al servizio dell'ira del re babilonese, anzi, proba84

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