Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

affermare che in questo caso, dove è in atto la procedura dell'associazione, nei verbi è prevalente la funzione dinamica, e le loro funzioni grammaticali servono evidentemente per una costruzione spaziale. Ma quale esperimento scientifico è più cogente di quello che si concentra sul soggetto? A un certo punto, infatti, è Dante stesso l'oggetto-soggetto dell'esperimento: Beatrice, per avviare il chiarimento sulla questione delle macchie, aveva preteso, di fronte alla sua domanda, di sentir dire da Dante l'opinione errata, invitandolo praticamente a «tout-dire»: «Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». La risposta: E io: «Ciò che n'appar qua sù diverso credo che fanno i corpi rari e densi» (II, 59-60) I verbi: il più evidente è quello centrale, «credo», sia per la posizione, che, soprattutto, perché comporta l'unico soggetto sottinteso; l'attenzione vi si concentra e non viene risolta su un oggetto, ma trascinata dinamicamente (nel legame sintattico "credo"+ oggettiva+ relativa). Ci sono tre presenti indicativi con funzioni diverse, via via sempre più divergenti rispetto alla funzione grammaticale del presente: l'«appar» constata, sì, una situazione presente, ma debolmente (sia semanticamente che sintatticamente: subordinata di II grado); il «credo» non vuole informare che il soggetto crede (Beatrice lo sa bene, anzi), ma è la descrizione dello spazio sospensivo in cui il soggetto confessa di trovarsi; il «fanno» è solo un falso presente, in quanto nella frase ha la posizione di un congiuntivo, ed è risolto in indicativo perché ha un carattere frequentativo di azione abituale, in contesto definitorio. Ci troviamo di fronte a una situazione complessa, dove gli elementi dinamici si intrecciano in un insieme molto variato. Infatti c'è da aggiungere un verbo sottinteso, «dissi», riferito all'«E io»; la presenza di quattro soggetti 81

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