Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

zioni verbali abbiamo scelto- certo arbitrariamente- tre passi, uno per canto49 , individuati nel punto in cui, in ogni singolo canto, paiono concentrarsi i motivi indicati. Si tratta dei versi II, 59-60; III, 48-49, IV, 17::18. a) Nel primo caso è certo centrale la dinamica dell'esperimento scientifico degli specchi proposto da Beatrice come esercizio associativo che costringe la libertà del non sapere a obiettivarsi perché Dante esca dall'errore delle macchie: errore filosofico ed errore della vista, ma- se la Luna è la Grammatica- anche errore linguistico. Nelle tre terzine- che riportiamo in nota50 -dedicate alla descrizione dell'esperimento, infatti, anche le funzioni verbali assumono alcune caratteristiche particolari, che si distinguono nettamente dal contesto: il verbo che introduce l'esperimento, «prenderai» di v. 97, è- come abbiamo accennato- usato in modo del tutto difforme rispetto alla funzione grammaticale del futuro; si tratta piuttosto' dell'indicazione di uno spazio ipotetico, cioè la situazione dell'esperimento nella quale è necessario trasportarsi (vedi l'imperativo «rimuovi» subito seguente); mentre l'altro futuro al quale questo,si richiama, il «vedrai» di v. 104, ha analoga funzione di chiudere quello spazio, ma, proprio nella misura in cui l'esperimento è riuscito, ha stavolta anche un valore di futuro grammaticale. Fra i due futuri lo spazio dell'esperimento ha una costruzione sorprendente: ci è un gioco rigoroso di participi passati e congiuntivi presenti: «rimosso» - «ritrovi»- «Rivolto»- «stea» - «accenda» - «torni»- «ripercosso»- «stenda», cioè P-C-P-C-C-C-P-C, dove il congiuntivo è coerentemente l'indicazione di un'azione che avviene solo se ci si sposta a pensarla in uno spazio determinato- quello, appunto, dell'esperimento -, e dove i participi passati fissano l'oggetto dell'esperimento con la definitività del senso passivo e con l'irreversibilità del modo indefinito. Si può 80

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