Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

ratteristiche tipiche dell'abreazione verbale, al servizio dello scioglimento del dubbio angoscioso dell'isolamento. 7. Tre esempi Oltre alle osservazioni quantitative fatte sopra, si può notare anche un altro fenomeno: che di regola, in questi canti iniziali, i verbi si presentano in successione, raggruppati secondo l'affinità dei modi e degli aspetti (meno spesso dei tempi; mentre tuttavia accade che i presenti acquistino talora un effetto di «evidentia» quando posti in iperbato fra due perfetti), o quando sono di moto, o, più spesso, quando sono in rima,con un effetto di «trascinamento» rilevante. Ma un'altra osservazione qualitativa è utile per confermare un'ipotesi avanzata sopra: nei tre canti solo in due casi vi è un'evidente difformità fra l'uso dei verbi e quella che dovrebbe essere la loro funzione grammaticale: si tratta del «prenderai» di II, 97 e del "celerà» di III, 48, che non hanno affatto funzione di futuro (come il famoso «giva» di XI, 5 - riferito all'umanità disorientata -non ha affatto valore di passato),ma che, sia pure in contesti diversi, indicano piuttosto una disposizione che il soggetto Dante deve assumere. Si tratta proprio dei punti dei canti II e III che- assieme a un altro del IV - avevamo indicato alla fine del par. 5 come i luoghi critici dove si manifestano più evidentemente le tre procedure espressive: l'esperimento «tre specchi prenderai...»; il prendere la parola da parte dell'allucinazione ipnagogica: «(la mente tua).../ non mi ti celerà l'esser più bella,/ ma riconoscerai ch'i' son Piccarda»; mentre nel IV si può notare, come vedremo, che questa discrasia non si verifica. Per tentare un'analisi un po' più ravvicinata delle fun79

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