Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

modo che la scoperta, la manifestatio della verità, scaturisca dall'equilibrio instabile e angoscioso di libertà e necessità. La «libertà» dell'associazione, avverte Hermann, non è affatto spontanea, ma è piuttosto conformata come un tipo particolare di costrizione; così è la poesia che qui Dante afferma essere veramente libera perché intimamente necessitata; e così anche la spiegazione razionale (le macchie), che non è necessaria se non per essere liberamente vista - e così poesia e teologia vengono a coincidere per questa dialettica reciproca di libertà e necessità, il cui nesso è il «beneplacito», progressivamente concetto linguistico, segnale esegetico, misura della beatitudine. Nel III canto si può notare la prevalenza della procedura dell'eidetismo. Certo vi è ancora l'elemento della sorpresa: ma qui la «verità» non scaturisce dall'automatismo verbale; al contrario, la visione improvvisa interrompe il continuum interpretativo e si esprime, a livello testuale, attraverso numerose figure dinamiche e non verbali (tali da rendere afasico un ingenuo Narciso che vorrebbe incominciare a parlare, d'amore). L'immagine, tanto più viva in quanto indistinta, viene fuori da qualche parte, non dalle parole, ma dall'inversione di interpretazione ed esegesi, come negli schemi in cui gli Arabi proiettavano immagini del preconscio (occhio, mundus imaginalis, sfera della sensibilità, aurora boreale). Nella percezione della visione ha importanza anche il disorientamento fisico, lo spazio chiuso fra due silenzi di Beatrice (defectus interpretativi), il trasognamento43 , l'auto-osservazione, detta «tranquilla» ma che è anche angosciosa (come nel caso precedente la «libertà» dell'associazione era anche necessaria), una situazione che ricalca la teoria francescana della disposizione umile; mentre l'immagine prodotta ha le caratteristiche dell'allucinazione ipnago73

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