Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

discesa alle fonti del linguaggio, che si concentra metodologicamente nel punto in cui la determinazione storica delle forme dà luogo alla ragione teoretica42 . Nell'ipotesi - che qui stiamo proponendo - che nella Commedia, e in particolare nel Paradiso, vi sia una teoria linguistica implicita, dovuta alla scoperta della luce come principio, e nascosta nella foresta del testo come una geometria sensibile, la lettura dei primi canti del Paradiso - quelli dedicati alla Luna -, il II, III, IV - si rivela particolarmente significativa se condotta tenendo conto delle tre procedure individuate da Hermann. Nel II canto sono presenti molte caratteristiche del modo di produzione espressivo dell'associazione libera: la sollecitazione dinamica (ascesa nello spazio celeste) che diventa di per sé significativa, la volontà (rimessa ad Apollo nell'invocazione) di andare a scrivere laddove il senso può solo esser sperato, e quindi la consapevolezza (il rivolgere la «piccioletta barca») che ne scaturirà, abilità personale a parte, un senso ulteriore non semplicemente comprensibile. Improvvisamente, nel disagio filosofico di un'attenzione non-direttiva (che vaga nell'automatismo delle metafore di mare, vento, pane, agricoltura, scie, frecce, nubi, gioielli, corpi, spessori, macchie), scatta la scoperta sorprendente. L'esempio del navigatore Giasone afferma che c'è una conoscenza solo nel passaggio attraverso l'admiratio («non s'ammiraron come voi farete»), e che per recuperare ciò che non viene in mente è necessario non-pensarci, ma rifare lo stesso percorso, poiché la parola cercata, quasi fosse un mantello sufi, può essere trovata solo da chi già la conosce: la sua novità, cioè la sua risemantizzazione, dipende dal percorso, dal contesto spaziale (congiunzione «con la prima stella»). Sorprendenti sono le parole di Beatrice, che hanno il potere di fare apparire le cose sotto una luce tutta nuova: esse ostendono, anzi, spiegando, alimentano il principio del tout-dire: «Ma dimmi quel che tu da te ne pensi», in 72

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