Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

illuminato e illuminante, le vetrate che regolano la luce, insopportabile in sé, in strutture percepibili significative. Non è un caso che intorno a queste spiegazioni (i sillogismi, ma anche le preghiere) si trovino, nel testo, prima e dopo, come rifratte o riflesse, le similitudini «spontanee» del poeta. Che la verità si raggiunga nel movimento - potere anagogico del Volgare Illustre - è una lezione di realismo e insieme di beatitudine: così nel cielo della Luna la questione della relatività della beatitudine delle anime va insieme alla disposizione per sensibilia di queste nei cieli per essere «realisticamente» visibili a Dante; e così la questione di un beneplacito, formale alla visibilità dell'uomo, si risolve, in questo nuovo spazio, nella questione del grado di beatitudine, spiegato da Piccarda come «formale ad esto beato esse» (III, 79). Ad un passo dal trovare il proprio concetto, il Volgare Illustre si trasforma nel metodo stesso, cioè nel movimento della ricerca, in un nuovo spazio, dove «loco» e «io vado», ad es., sono parole non semplicemente legate al loro significato dall'arbitrio umano, ma acquistano significati più ampli e luminosi, e dove non è questione di un beneplacito, ma di una beatitudine ordinata, che presuppone un'ulteriore dimensione linguistica. 4. La Luna e la Grammatica Il tentativo di presentare alcuni elementi della teoria linguistica di Dante attraverso il percorso delle cause offre il vantaggio di avvicinarsi maggiormente alla receptio propria di quella cultura, almeno perché impedisce di sovrapporle uno schema diacronico basato su un'idea di sviluppo che non le appartiene, ed esime anche dal confrontarla con moderne forme di discontinuismo della scoperta che comportano un concetto di intuizione del tutto 66

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