Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

rialità della lingua è indice della concentrazione sul problema del beneplacito, dell'arbitrarietà. L'improvvisa scoperta dantesca della maggiore nobiltà del volgare, teoresi epica sulla quale insiste appassionatamente Nardi27 , è dovuta proprio a questa concentrazione sulla sensibilità della lingua, e quÌndi alla concentrazione sulla teoria del beneplacito; la scoperta cioè che solo nella forma del beneplacito, o arbitrarietà, l'immagine sensibile luce della luce dell'idea. Il fulcro speculativo che fa decidere della maggiore nobiltà del volgare è dunque l'arbitrarietà come inchoatio della lingua come causa formale. Causa finale (vedere le somiglianze). Ma lo stesso fulcro, dal punto di vista della causa finale, è che il volgare è maggiormente nobile perché, oltre a vedere le cose, sa vedere anche le somiglianze. C'è qualcosa di Wittgenstein, come di chi si interroga sulla «categorica differenza» fra una grammatica che presuppone l'abitudine a vedere una cosa (scil. nominatio rerum) e una che richiede l'abilità di vedere somiglianze (scil. forma locutionis universale)28 . Il Volgare è definito «Illustre» perché è «illuminans et illuminatum prefulgens»29 , cioè perché contemporaneamente è illuminato e illumina30 • Ma se dal punto di vista della causa formale esso, così definito, è, come beneplacito, lo scambiatore di forme fra la luminosità (delle intelligenze, del cielo) e la sensibilità (della realtà, della Terra), e quindi vede le cose; dall'altra parte, dal punto di vista della causa finale, esso attiva le somiglianze: decide, col vederle, le somiglianze fra le immagini sensibili e le immagini luminose; compie quell'azione anagogica, cioè di elevazione, di vedere insieme le cose e le somiglianze - attività che Wittgenstein descrive come un'abilità del ve64

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==