Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

piunt quasi a radiante, et reddant radios superioris ad suum inferius ad modum speculorum. /... /Et propter hoc dicitur in libro De causis quod omnis intelligentia est plena formis7» (Ep., XIII, Ep., XIII, 21). La similitudine, lungi dall'essere un principio esclusivamente logico, è la sostanza stessa di ciò ch'è derivato, cioè, in ultima analisi, del mondo8 • Il costituirsi della similitudine in sostanza9 è l'iperbato teorico che consente di accedere alle cause prime, a partire dall'esperienza viva degli ambiti di osservazione più ricchi in cui si specchia l'intelligentia - anzitutto la lingua, in massimo grado «plena formis». Ma per entrare nel nesso così semplice di lingua e di luce, che agisce nell'admiratio della risalita delle cause e nella «vivacità» del testo, è necessario innanzi tutto considerare l'esperienza che vi è sottesa dal punto di vista della sua ricchezza e molteplicità costitutive. Perciò nei prossimi paragrafi proporremo dapprima una contestualizzazione diacronica del concetto di lingua in Dante in rapporto allo spazio e alla luce (parr. 2-4), poi un esame sincronico di diversi modi di produzione dell'espressione linguistica compresenti nel testo (parr. 5-7), tentando infine qualche conclusione di carattere generale. 2. Destino dei concetti linguistici Fin dalla sua formazione giovanile Dante pensa la grammatica come il fondamento: la concezione complessa per cui essa viene a coincidere con la teologia si produrrà però solo nel n:zovimento della poesia nella Commedia - dove le dinamiche delle forme poetiche si attuano, diventando lo specchio più nitido del discorrimento delle cause. Già l'entusiasmo intellettuale che portava il giovane 57

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