questi linguaggi, il più delle volte non fa altro che proiettare sull'altro il proprio immaginario o il proprio codice inconscio. Esattamente come l'analisi «selvaggia» che crede di detenere la chiave dei sogni, dei lapsus o degli atti mancati dei suoi analizzanti. Ognuno sa, per averne fatto esperienza nella vita quotidiana, dove porta una credenza di tal genere, che suppone che l'altro, il partner, pensi come noi e che, per lui, i gesti e le parole abbiano lo stesso significato che per noi. Dopo un periodo di euforia, ecco costruirsi la torre di Babele: l'incomprensione radicale, l'aggressività e la separazione. Questa è il più delle volte la conseguenza del non avere riconosciuto la differenza, e particolarmente di non avere riconosciuto la specificità degli universi di linguaggio - verbali e «corporei» - di ciascuno. Nelle psicoterapie e nelle terapie analitiche questo misconoscimento può semplicemente condurre alla rottura, come avvenne nel caso di Dora che abbandonò Freud che aveva interpretato erroneamente quanto ella diceva, il suo sogno e il suo transfert. Freud ha il grande merito di averci fatto conoscere i propri errori21 . Ciò può condurre anche alla catastrofe, giacché non ogni paziente ha le risorse di Dora, né può lasciare altrettanto agevolmente il suo terapeuta o il suo analista, che gli impone, a forza di interpretazione, il proprio fantasma, il proprio desiderio. Se il corpo è linguaggio, lo è in primo luogo in quanto esso è marcato dal significante. Spero di essere riuscito a far comprendere che non si tratta soltanto di parole e di messaggi, quanto di significanti e di lettere; che non si tratta tanto di un linguaggio condiviso da tutti, ma di una «lalangue» singolare, enigmatica, costitutiva di un soggetto particolare: «lalangue» che richiede un approccio paziente, principalmente linguistico, se se ne vuole cogliere la verità e si desidera di ottenere, in aggiunta, la guarigione. Senza questo ascolto paziente, chi avrebbe potuto indo51
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