Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

oggetto della sua fobia e popolavano in modo ripetitivo i suoi sogni) era anche la prima lettera della parola «Wespe» («vespa»), un animaletto non privo di importanza per l'«Uomo dei lupi». La parola «Wespe» conteneva tra l'altro le iniziali del suo nome e cognome, S.P.; nell'inconscio, S.P. poteva essere perciò una «Wespe», dalla quale era stata cancellata la W. Questa stessa W rinviava inoltre alla forma invertita delle orecchie dei lupi dei suoi sogni e delle storie della sua infanzia. Era anche, questa W, il raddoppio della cifra romana V, una cifra che evocava l'ora nella quale egli reiteratamente cadeva in depressione, ed era altresì l'ora di quel pomeriggio della infanzia nel quale sarebbe stato spettatore del rapporto sessuale dei suoi genitori. Infine, questa W- aggiunge Freud- rinviava alla posizione delle gambe della madre nell'atto di questo coito, del quale Freud pensa, sulla base delle associazioni del paziente, che fosse avvenuto «a-tergo»3 • Si vede perciò come il significante sia relativamente indipendente dal significato che gli sarebbe proprio; la parola, al contrario, viene spesso concepita come legata a un- o ad alcuni- significati. Dopo Saussure, tuttavia, la linguistica ha sottolineato come questo significato da un lato sia del tutto arbitrario, dall'altro lato relativamente fluttuante, sia nella storia di una lingua, sia tra gli individui che parlano la stessa lingua. Ognuno, poi, avrà potuto osservare le variazioni di significato attribuite a una parola dal medesimo individuo nel corso della sua vita. Il concetto di significante è stato ripreso da Lacan, che lo ha tratto dai linguisti, per indicare l'assenza, nell'inconscio, del legame fisso tra i significanti e i loro significati. V i è anche un'altra ragione per non dire «parola», ma «significante»: un significante è spesso linguistico, appartiene al linguaggio verbale; ma può anche essere visivo, come si è visto- è il caso di dirlo- per la forma della 39

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