Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

maneva di continuo letteralmente appiccicato alle gonne della madre. Un giorno che se ne stava, come di solito, attaccato alla madre, ascoltò una conversazione telefonica tra lei e suo fratello. Nel corso di questa comunicazione telefonica lo zio di Gilles informa sua sorella che sta per partire per l'Inghilterra; ciò avveniva qualche giorno dopo l'appello del generale De Gaulle. Questa telefonata provoca nellamadre una viva angoscia: non solo teme per la vita del fratello, ma è preoccupata che Gilles non abbia a ripetere taluni aspetti di questa conversazione alla presenza dei soldati tedeschi che occupano due stanze dell'appartamento parigino nel quale lei e Gilles devono tornare. Da questo momento in poi tutto il non-detto della famiglia ruota, per il bambino, intorno al significante «Inghilterra». Poiché tale significante viene associato alla forte angoscia della madre e al latente imperativo «Bisogna tacere», è per un doppio pericolo, quello che corre il fratello impegnato nella guerra, e quello che corre la famiglia se i Tede�chi vengono a sapere di questa scelta del fratello stesso. , che esso si inscrive nell'inconscio «angle-taire»."' Ogni angolo, così, eredita questo carattere angoscioso e mortifero che rende ben conto della instabilità motoria di Gilles. Ma perché adoperare il termine poco comune di «significante» piuttosto che un termine più banale: per esempio «parola»? Può capitare che una parola funzioni come significante, ma ciò non avviene sempre; molte parole non sono un significante, non funzionano come un significante. D'altra parte un significante può essere la fine di una parola, o anche un fonema, una semplice lettera. L'«Uomo dei lupi», il cui caso è riferito da Freud, era manifestamente assoggettato a una semplice lettera. La «W», prima lettera della parola «Wolf» (= «lupo» in tedesco: i lupi erano , . , «angle-taire», «angolo-tacere» suona in francese come «Angleterre» (N.d.T.). 38

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