Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

to centrale, dei puff, degli indumenti da riordinare e delle borse. Questa casa aveva di caratteristico che entravo e uscivo molto spesso. Esco, vado nell'atrio e appoggio gli indumenti su un blocco cilindrico, un basso pilastro, che finisce la scala. La portinaia dice che sta per uscire il matrimonio della signorina. 'Allora - dico - devo portare via le mie cose.' Ne prendo una bracciata e insieme dei tondini bianchi con numeri in nero, tipo guardaroba, che mi sgusciano dalle mani. Vado e la casa non è più come prima. C'è un grande corridoio. Lascio le scarpe e lo percorro correndo a piedi nudi. Torno indietro, c'è anche qui un pilastrino da cui escono dei getti, come se ci fosse un tarlo gigante. In terra ci sono animaletti gonfi, tipo pulci morte. Quando ho detto 'porto via i miei indumenti', ne prendo un po', poi vedo che non sono tutti miei. Un cappotto non è mio: è simile a uno che volevo comprare ma il mio era più rosso mattone o arancio. E questo è più rosa lilla.» Un cerimoniale di seduzione si svolge entrando e uscendo dalla casa, come certi pesci vanno e vengono dalle femmine al nido completato, usando le maniere più convincenti. Il bianco e nero delle sagome destinate a rappresentare nei sogni il limitare del luogo della fobia e i divieti che lo sbarrano sono ridotti a semplici ornamenti, quasi derisori, più di carta che di ferro, non recinzioni ma centrini, viatici per entrare, deposti come in guardaroba gli indumenti, nella stanza occupata, al centro, da un grande letto. Ma il paradiso di fecondità cui l'accensione dei colori in gradazione sembra immettere, fonde senza soluzioni di continuità generazione e corruzione: e dal getto, che nuovamente rappresenta l'intrecciarsi dei colori, dell'amore incestuoso e della guerra, escono animali morti. Il cedere il passo diviene così un lasciarsi penetrare da questi ger33.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==