Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

dare in ambasciata, ditegli di passare a prendermi in ambasciata". Anch'io guardavo e mi mettevo un vestito analogo.» Fenomeni di «variazione analoga» fanno apparire sul manto del cavallo, dell'asino e della zebra, le marche colorate del progenitore comune. «Giacca tipo tailleur e una gonna che però aveva una tonalità più chiara della giacca, bluette la gonna e invece blu turchino la giacca. Avevo delle scarpe basse e mi dicevano che non erano adatte, di mettere qualcos'altro. Mi guardavo le mani e vedevò che non avevo i miei anelli. 'Passerò da casa a prenderli.' L'abito da cavallerizza aveva una bombetta.» Questa bombetta, dura com'è per proteggersi da colpi in testa ma anche evocatrice, fino a quanto scherzosamente?, di scoppi e fragori bellici («ci vorrebbe una bella bombetta», si dice a volte) è l'ultima parola del sogno, sigillo della disperata voglia di distruzione che una piccola variazione di tinta, l'intensificarsi di una tonalità di blu, più giorno e meno notte, sottende. Secondo sogno: 32 «C'era una casa a pianterreno e per arrivarci si passava da un grande atrio e due corridoi. Avvicinandomi per entrare vedevo che avevano messo degli ornamenti in ferro nero grandi, ritagliati, piatti, come centrini che si ritagliano nella carta. Dicevo: 'Non è male, ma guarda come li hanno messi' perché erano sostenuti da dei tubi legati, come un'impalcatura. Passando una seconda volta vedevo che sui tratti orizzontali avevano messo delle figurette di cartone, ritagliato, bianche. Entravo in una stanza molto grande con un let-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==