Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

la minaccia solo ponendo se stessa a salvaguardia di un'altra creatura minacciata. «C'era un gran sole e dove gettava la sua luce, quando la sua luce si posava su un bambino, il sole lo divorava. Poi c'era un carretto che raccoglieva i bambini da portare al sole.» Sono sogni che fanno rabbrividire. «Brrr... », commentava Freud certi sogni che gli capitava di fare con dentro sua figlia Anna. Lo stesso paziente che abbiamo incontrato desideroso di prendere il bassotto pezzato sotto il pavimento (riferimento alla tomba fresca del padre), e immerso in un paesaggio striato, sogna di fare un gioco che definisce del «tutto o niente»: deve mettere in fila una serie di bottiglie colorate indovinando il posto giusto in relazione al colore. Si tratta di uno di quei giochi di gradazione che appassionano molti bambini e in cui ritrovo il modello dell'uso della gradazione cromatica nei sogni. Un culmine e una serie indefinita di punti per avvicinarvisi sono contemporaneamente messi in gioco nella sfida a classificare ogni sorta di oggetti in una scala di merito che punta al «massimo» e insieme se ne tiene, sempre un po' meno, lontano. In una forte immagine simbolica, il nevrotico di guerra è fermo su una scala, paralizzato dal timore o incapace di intendere un comando, ma la scala è una scala mobile. La luminosità che abbiamo visto nel precedente sogno di un bambino, nel sogno che stiamo per vedere di un adulto, viene scomposta, diventa gradazione. «Sogno che mi trovo in una stanza, una grande sala aperta, molto luminosa.» La grande sala, come il Grande Vano Unico, spesso ottenuto nei sogni abolendo corridoi e anticamere, traduce l'intensità luminosa nel suo equivalente spaziale: ciò di cui si tratta in ogni caso, in altezza (l'ascensore) come in ampiezza è di innalzare e ingrandi27

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