Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

tellettuali (o almeno argomentativi) che ancora nel 1848 un personaggio ben più significativo di Smellie, il geologo William Buckland (sul quale torneremo più avanti) usava il concetto della scala degli esseri per sancire le disuguaglianze sociali. In un sermone pronunciato nell'abbazia di Westminster il giorno di Pasqua (23 aprile 1848), Buckland faceva il punto sulla situazione dell'Inghilterra e sulla fase storica che il paese attraversava. A parte le lamentele di «certi spiriti scontenti e ribelli», diceva, c'era di che essere abbastanza soddisfatti. Quanto alle aspirazioni all'uguaglianza sociale, le teste calde che le formulavano dimenticavano che «il Dio della natura ha stabilito che le ineguaglianze morali e fisiche fossero non solo inseparabili dalla nostra condizione di uomini ma si estendessero a tutta la creazione. Egli ha anche attribuito compensazioni corrispondenti a queste ineguaglianze e cooperanti alla conservazione di tutti gli ordini e gradi in quella scala graduata dell'essere che è la grande legge della provvidenza di Dio sulla terra. Dal mammut al topo, dall'aquila al colibrì, dalla tignola alla balena, dalla monade all'uomo, gli abitanti della terra, dell'aria e dell'acqua formano solo una grande serie di infinite gradazioni in un'interminabile catena di ineguaglianze di struttura organica e di perfezione fisica: 'Ci sono corpi celesti e corpi terrestri; e una stella è diversa in gloria da un'altra' (I Cor., XV, 40-41)'» (Buckland 1848, pp. 12-13). Fin tanto che la natura umana resta quella che è (e non c'è nulla che ci faccia pensare ad un possibile cambiamento), le ineguaglianze sociali e morali non saranno mai eliminate; «È legge del cristianesimo, così com'è legge della Natura, che 'chi non lavora non mangia' (2 Thes., III, 10). L'uguaglianza di mente e di corpo o di condizione sociale (worldly) è in contrasto sia con l'ordine della Natura sia con la legge morale di Dio» (ibid., p. 13). Ci si avvicina ad una condizione di uguaglianza quanto più si scende nella «scala dell'esistenza naturale, morale o politica». Ci può essere uguaglianza nella povertà, non nella ricchezza, e l'uguaglianza nella povertà è la condizione del negro, del boscimane, dell'esquimese (pp. 13-14). 10 Haller 1734, Linneo, 1982, Bonnet 1781, Lesser 1738, 1741, Pluche 1732-1750, Bernardin de Saint-Pierre 1825. Su questi temi v. Lechler 1841, Lempp 1910, Philipp 1957, 1967, Barth 1971, Jacob 1976 e il mio. «L'equilibrio della natura, il male e le consolazioni del naturalista· e del filosofo», di prossima pubblicazione nel «Bollettino del Dipartimento di Filosofia dell'Università della Calabria». 11 Havens 1928. Che cosa sia il Murèse non so dire, né lo dice Havens. Nei lessici francesi che ho consultato non c'è nessun lemma simile. Che non si debba leggere Murex, termine col quale si indicava sia il genere di gasteropodi bivalvi da cui si ricavava la porpora sia la conchiglia vuota, anche fossile, di tale mollusco? 12 G. Turner, Memoir on the extraneous fossils denominated·mammoth bones; principally designed to show that they are remains of more than one species of non-descript animai, in «Transactions of the American Philosophical Society» IV (1799), cit. in Greene [1959], p. 126. 13 Abbiamo visto Necker pensare ad una cometa: la maggior parte, però, pensava a catastrofi sul tipo del diluvio biblico. 14 Sono dunque Dio e Natura in conflitto/ che Natura concede siffatti 190

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