nella cattedrale di Christ Church, «davanti all'università di Oxford»: la morte è stata inflitta solo ad Adamo; nel mondo animale, la morte (con questo termine Buckland intende anche l'estinzione delle specie) «non è in alcun modo connessa con la cattiva condotta morale della razza umana» (Buckland 1839, p. 12),_L'idea che l'intera creazione soffra del Peccato non viene dalla Scrittura, ma è stata messa in giro dai poeti, come Milton34. È dunque errato credere che, se non ci fosse stata la Caduta, nessuna forma di dissoluzione o di distruzione avrebbe colpito le altre creature. Né la lettera della Bibbia ci dà motivo di credere che, se Adamo non avesse peccato, lui e le miriadi dei suoi discendenti sarebbero rimasti per sempre nel Pa- . radiso Terrestre: una breve riflessione «malthusiana» ci persuade che non ci sarebbe stato posto. Tutto, infatti, nella costituzione dell'uomo, degli animali e delle piante è «armoniosamente adattato agli usi temporanei di una condizione fugace e transitoria, ad un ciclo perpetuo di produzione, crescita, decadenza e morte» (ibid., p. 25)35 . Insomma, hic non habemus manentem civitatem; ma nemmeno Adamo ce l'aveva. Forse, quando fossero sorti problemi di spazio, lui e altri sarebbero stati trasportati, senza morire, in una nuova, ovviamente superiore, esistenza così come successe ad Enoch. A chi chiede il perché di questo «sistema universale di vita e morte, rinnovamento e distruzione» Buckland risponde che, essendo parte in causa, non possiamo dare una valutazione obiettiva; l'umile credente non si pone nemmeno la domanda. Ma poiché una risposta bisogna pur darla, riecco la solita: i carnivori sono «ministri» (dispensers) di sollievo attraverso la morte ai vecchi, ai decrepiti e ai malati nelle indifese stirpi (tribes) di erbivori, il cui eccessivo aumento hanno il compito di controllare (ibidem). La concezione della felicità animale che si ricava da questa considerazione è esattamente opposta a quella che abbiamo visto in Brown: 181
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