Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

- te» (J.P.S. [John Pye Smith] 1837, p. 773)3°. Gli argomenti di Smith erano ampliati in On the relation between the Holy Scripture and some parts ofgeologica! science (1839), un'opera che ricevette lodi da figure di primo piano nella scienza inglese del tempo, come il filosofo Whewell, il geologo Sedgwick, l'astronomo Herschel e il matematico e teologo Baden Powell. Nell'universo, affermava Smith, tutto avviene secondo leggi fisse e uniformi, anche i cambiamenti; «non bisogna supporre miracoli a cuor leggero» (Smith 1839, pp. 41, 372) e dunque è inammissibile che la natura degli animali sia stata modificata improvvisamente: Dio non agisce capricciosamente; quanto più grandiosa e degna del Creatore è l'immagine di una natura in equilibrio, regolata da leggi generali e costanti, che non richiedono interventi continui! I carnivori, dunque, sono sempre stati carnivori. Del resto, la morte è necessaria alla vita, la decomposizione alla nutrizione. La morte, dunque, in virtù delle leggi inalterabili della natura, non poteva mancare nel paradiso terrestre (Smith 1839, p. 298). E poi anche chi si ciba di soli vegetali uccide miriadi di esseri viventi microscopici non meno organizzati e perfetti di noi31 . Per coerenza, i sostenitori dell'immortalità edenica dovrebbero dire che nel Paradiso Terrestre neanche i vegetali erano soggetti ad appassimento e distruzione. Infine, la riproduzione stessa, esplicitamente ordinata da Dio, è possibile solo al prezzo di una separazione degl'individui nuovi dai precedenti: ma separazione, ricombinazione e dissoluzione di molecole sono «un rudimento di morte». Senza considerare che, se non ci fosse stata la morte, anche nell'Eden gli organismi, moltiplicandosi, avrebbero esaurito tutto il cibo (ibid, p. 296). L'idea dell'equilibrio (o dello squilibrio) tra popolazioni e risorse, cavallO di battaglia degli apologeti dell'ordine divino, poteva dunque essere usata per minare alle fondamenta l'interpretazione letterale delle Scritture. E così pure il concetto della varietà e pienezza della vita, che, 176

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