Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

teologi e filosofi non cessarono di cogliere al volo argomenti offerti dallo sviluppo delle conoscenze e di servirsene per spiegare (o negare) gli aspetti dolorosi dei rapporti fra gli animali e fra gli animali e l'uomo. Così ad esempio Malebranche giustificava la dottrina cartesiana secondo cui gli animali erano automi, e quindi insensibili, con un argomento tratto dal peccato originale e dalla concezione del dolore come frutto della colpa: «essendo innocenti [del peccato originale], come tutti convengono e come io suppongo che siano, se fossero capaci di sentire (de sentiment), ne deriverebbe che sotto un Dio infinitamente giusto e onnipotente una creatura innocente possa soffrire il dolore, che è una pena e punizione di qualche peccato» (Malebranche [1675] 1963, t. II, 1. IV, cap. XI, § III, p. 104). È chiaro, comunque, che il ragionamento vale - e le conclusioni sono le stesse - anche se invertito: essendo insensibili, gli animali non potevano aver sofferto delle conseguenze del peccato di Adamo. Ma argomenti di questo genere erano destinati a perdere forza col progressivo diffondersi della sensibilità verso gli animali, colla conoscenza di quelli che allora si chiamavano i loro «costumi» e coll'ammissione che anch'essi possono soffrire. La funzione rassicurante di questi argomenti fu allora assunta da altri due, che abbiamo già incontrato: quello del mantenimento dell'equilibio e dell'armonia della natura mediante la distruzione e quello della morte rapida, indolore e benefica ad opera dei predatori. Questi argomenti, si noterà, ridimensionano la gravità della sofferenza, ma non la negano. Comunque sia (il problema non può essere approfondito qui), almeno fino agli inizi dell'800, è diffusa tra i teologi l'opinione che l'esistenza dei carnivori (animali e umani) è una conseguenza della Caduta24 • V isto alla luce di questa dottrina, il vegetarianismo sembrava a molti già nel '600 e vieppiù nel '700, non solo come nella tradizione dell'ascetismo neoplatonico e medievale, una mortificazione della carne (il gioco di parole è inevi171

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