Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

importanti), nelle pagine che seguono ci occuperemo di un problema circoscritto ma non marginale, che incide direttamente, come e forse più del problema delle estinzioni, sulla concezione della bontà della natura. 4. I carnivori e il male Abbiamo già notato che tutti questi autori, comunque si schierassero sulla questione delle estinzioni, erano concordi nel credere che l'equilibrio della natura si conservasse attraverso la distruzione. Coloro che credevano che il mondo animale avesse subito profondi cambiamenti nel corso della storia della terra ritenevano necessario precisare, come abbiamo visto in Buckland, che questo sistema era stato in vigore in tutte le epoche geologiche. Ma, estendendo quest'idea a tutte le ere passate a mano a mano che si risaliva nel tempo, si arrivava alla creazione stessa, e qui si presentava una difficoltà che nessun devoto credente, qualunque fossero le sue dottrine geologiche, poteva sottovalutare: l'equilibrio e l'armonia della natura erano conservate con gli stessi mezzi anche nel Paradiso Terrestre? Insomma, c'erano morte e distruzione e guerre tra le specie anche nell'Eden? Se sì, come poteva chiamarsi Paradiso un luogo in cui innocenti pecorelle venivano dilaniate dai lupi? E, difficoltà ancora maggiore, come poteva Adamo essere felice se le sue orecchie erano lacerate da urla orribili e i suoi occhi offesi dalla vista del sangue? La beatitudine paradisiaca poteva forse consistere in una forma di insensibilità? Certo, un regime erbivoro generale sembrava ben più consono alla condizione di innocenza precedente la Caduta. Questo, d'altra parte, era quello che si ricavava dalla Bibbia: dopo aver creato l'uomo e la donna, Dio disse loro di essere fecondi e di moltiplicarsi, di riempire la terra e di soggiogarla e 167

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==