Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

che, nella breve esistenza loro concessa, adempiono con gioia alle funzioni per le quali furono creati» (pp. 133134). Buckland conclude in bellezza: Per ogni individuo la vita è una scena di continuo festino in un territorio di abbondanza; quando una morte inattesa ne arresta il corso, esso restituisce con un modico interesse il grande debito contratto attingendo al fondo comune del nutrimento animale, dal quale ha tratto i materiali del proprio corpo. Così si svolge in perpetuo il grande dramma della vita universale; benché i singoli attori cambino continuamente, gli stessi ruoli sono recitati da una generazione dopo l'altra; e la faccia delle terra e il profondo seno delle acque si rinnovano in un interminato succedersi di vita e di felicità (Buckland 1836, I, p. 134)18• Si ha come l'impressione che Buckland volesse mostrare che la nuova scienza non minacciava una visione rassicurante del cosmo. Non si può qui indagare sulle strategie politiche e teologiche nell'Inghilterra dei primi decenni dell'800, ma bisogna ricordare che ancora negli anni 1830 c'era chi non solo difendeva l'interpretazione letterale del racconto biblico ma addirittura identificava la geologia cuvieriana con il pensiero ateo e materialista francese: ad esempio, il reverendo J. Mellor Brown manifestava il timore che i geologi inglesi, i vari Buckland, Sedgwick e Conybeare, pur essendo in buona fede in quanto devoti (e, anzi, uomini di Chiesa), a forza di bazzicare con le idee dei Cuvier, dei Lamarck e dei Brongniart, finissero con l'essere infettati «dalla malaria della filosofia francese» e col parlare con poco rispetto della Prima Causa (Brown 1838, p. 38). Le Reliquiae diluvianae (1820) di Buckland e in particolare il suo Bridgewater Treatise diedero la stura ad una serqua di opuscoli e saggi in difesa della lettura del testo sacro. Tralasciando le questioni più schiettamente geologiche e teologiche (che sono le più 166

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==