Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

Le discussioni sull'equilibrio della natura, cioè le parti, per usare un termine anacronistico, «ecologiche» delle opere di quegli autori, presupponevano una presa di posizione di fronte al problema del male. Basti pensare agli scritti di Linneo e dei suoi allievi sull'economia della natura, alle ossessive meditazioni consolatorie di un Bonnet o ad uno Haller che scrive poesie sulle bellezze della natura e un poema sulle origini del male; per tacere di un'i:rn-· mensa letteratura, di second'ordine dal punto di vista filosofico e scientifico ma non meno influente, che va dalle opere dei vari Lesser e Pluche alle fisicoteologie inglesi e tedesche, fino alle contemplazioni della natura di un «precursore», per così dire, della sensibilità conservazionista come Bernardin de Saint Pierre10 • Converrà tenere presente questa eredità settecentesca nella discussione che segue: considereremo, infatti, alcune reazioni ai progressi della paleontologia nei primi decenni dell'800, reazioni dettate da preoccupazioni sul problema del male e sul senso del male nella creazione. 2. La morte delle specie Prendiamo le mosse, ancora una volta, da Smellie e soffermiamoci su un'implicazione della sua visione dell'economia naturale. Nella sua visione, l'estinzione delle specie è inconcepibile: in un sistema pieno e armonico è impossibile che si aprano vuoti, poiché la perdita di una sola tessera avrebbe conseguenze disastrose per l'intero mosaico (p. 522). Benché sia circondata da nemici numerosi e diversi, scrive Smellie, 154 nessuna specie [...] si esaurisce mai. L'equilibrio fra guadagni e perdite si conserva in eterno. La terra, i mari, l'atmosfera possono essere conside-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==