Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

un organismo si sono sviluppate perché utili, direttamente o indirettamente, solo a quell'organismo, e non anche ad altri organismi. Se si dimostrasse, scriverà Darwin, che anche una sola caratteristica di un qualunque essere vivente esiste per il vantaggio non dell'individuo che ne è dotato, ma di altri organismi di altre specie, la teoria della selezione naturale cadrebbe in pezzi (Darwin [1859] 1967, pp. 152, 259). Invece, nella concezione esposta da Smellie, l'organismo è inserito in una rete di fini esterni a lui. Anzi, l'individuo non ha valore di per sé, ma per il suo posto in questo sistema di vantaggi e di finalità (Smellie, 1790, p. 525). Argomento corrente non solo nelle opere divulgative di storia naturale, ma anche nelle teodicee popolari: quelli che a noi sembrano mali sono solo le conseguenze particolari e inevitabili di leggi generali benefiche; augurarsi che questi mali scompaiano vuol dire auspicare la distruzione del sistema del mondo: «certi effetti delle nature degli animali ci sembrano mali. Cancellate questi mali e annienterete gli esseri che se ne lamentano» (ibidem). Naturalmente allo stesso modo si possono giustificare i mali sociali, ma questo non ci interessa qui9 • Quanta fiducia nella bontà della natura (e della società) potessero infondere queste considerazioni è da discutere. Sta di fatto che consolatorio è il messaggio finale del libro di Smellie. Che l'uomo, dunque, stia contento. La sua posizione nella scala universale della Natura è stabilita con saggezza. Che contempli e ammiri le opere del Creatore [...] e consideri ogni male parziale come una causa o un effetto del bene generale. Questo è il dovere dell'uomo (p. 256). In questo senso, l'opera di Smellie era un frutto tardivo (ma non troppo) di un atteggiamento diffuso e quasi dominante negli scrittori settecenteschi di storia naturale. 153

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