Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

rivanti dalle ostilità tutta la natura animata subirebbe un miserevole rilassamento. Idea antropomorfica e ingenua quanto si vuole,ma dura a morire: la ritroviamo in molte versioni, e non sempre popolari, dell'idea darwiniana della lotta per l'esistenza e perfino nel saggio del 1858 in cui Wallace esponeva una teoria molto simile a quella di Darwin5• Per chi credeva nella fissità delle specie, come Smellie, voleva dire che gli individui in cui si presenta una deviazione dagli attributi del tipo specifico o un rilassamento delle caratteristiche attribuite dal Creatore a quel determinato organismo erano condannati a morte: la natura vuole mantenere uno standard elevato in tutte le sue produzioni e non tollera, perciò, deviazioni della norma. Una delle più chiare formulazioni di questa idea si trova, ancora nel 1835, in un naturalista che Darwin stimava molto e che è comunque più importante di Smellie, Edward Blyth6 • L'altro grande argomento di cui Smellie si serve per giustificare l'esistenza dei carnivori e dei predatori è fondato su una formulazione del principio di pienezza che si può far risalire almeno al De origine mali (1702) del vescovo William King: in poche parole, Dio avrebbe deciso, nella sua bontà, di concedere il bene e la gioia della vita al maggior numero possibile di esseri; riempire il mondo di esseri viventi quanto più numerosi e diversi possibile vuol dire di per sé aumentare la quantità di felicità sul pianeta. Ma questo fine non sarebbe stato raggiunto se fossero stati creati solo gli erbivori. Se tutti gli animali vivessero soltanto di vegetali, non esisterebbero molte specie e milioni di individui che ora godono vita e felicità, perché i prodotti della terra non sarebbero bastevoli a sostentarli tutti. Ma, facendo sì che gli animali si nutrano gli uni degli altri, il sistema della vita e della felicità (the system ofanimation and ofhappiness) è portato alla massima estensione possibile. Vista così, 151

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