Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

«cognati», ma di «fratelli», di qualcosa dunque di più antico e di più radicale: come è una macchia a sancire negli ultimi nati di una specie animale la discendenza dal capostipite, la lotta tra fratelli indica la pertinenza della macchia alla figura del padre primordiale. Ma questa figura, ignorata, il nostro analista la introietta. «Non cedere sul proprio desiderio», con questa massima fissata in testa nella quale crede di riconoscere tutto il succo della lacaniana éthique de la psychanalyse, l'analista non vede neppure la macchia in quanto macchia: la macchia sta per lui per la funzione fisiologica e la funzione per l'insieme delle funzioni fisiologiche, per il «corpo» quindi cui l'analisi sarebbe debitrice di un godimento senza intralci. Come intende a questo punto il suo compito l'analista? In cuor suo egli traduce la formulazione «lasciare la pipì dappertutto» nella formula che la sua paziente usò prima di rinunciare al legame con il cognato: «fare l'amore dappertutto», una formula e un modo di agire che non sembrerebbero, come non lo sembra la formula lacaniana ricordata, e diversamente dalla forma e dal colore di una semplice macchia, essere senza un senso. · Si delinea così una battaglia intorno, per dirla con Merleau Ponty, a senso e non senso in analisi. Egli dice «corpo», io gli dico «macchia» e il Sogno (non il sogno sognato, ma il sogno sognante, a ricalco dell'antica distinzione tra Natura naturata e Natura naturans, di cui dura la funzione finché un'analisi continua a mostrare una peculiarità del luogo della fobia: come nel caso della paziente affascinata dalla continuità del disegno della moquette tra la sala d'aspetto e lo studio nonostante la parete che divide le due stanze, segno di un'obliata continuazione delle forme della Natura nella struttura dellapsiche dell'uomo) e il Sogno sognante, funzione della Natura e dell'Es, dà ragione a me. 15

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==