Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

di chi nelle «scienze naturali» fu sostanzialmente un dilettante16. La professione a cui Scilla si appella, che gli appartenne e che fa da supporto a tutta la sua speculazione scientifica, fu infatti - almeno pare - quella di Pittore. E proprio alla vita di Pittore, tralasciando l'opera del naturalista, è dedicata la biografia di tono celebrativo e di maniera lasciata all'epoca da Don Susinno17 . Emerge così dalla vita quotidiana, come già era emerso dalla dissertazione sui fossili, il ritratto di un uomo veemente, eccentrico e dalle abitudini bizzarre; seppure, nella vicenda di Pittore, si assista al verificarsi di un fatto curioso. Scilla, e questo è il punto, si assimilava talmente tanto allo stile appartenente ai suoi maestri di pittura che le sue opere risultavano poi, in ultimo, indistinguibili da quelle dei maestri stessi. Pennellava ad esempio «sul modo di Giuseppe Ribera detto lo Spagnoletto, di cui egli era speziai simpatico e facea la scimmia in studiandolo»18 • Ma anche quando si ritrovò a dipingere un� Vergine con Bambino e Sant'Antonio, presso la Chiesa di SS. Annunziata de Padri Teatini a Padova, sembra che «Agostino abbia seguito la maniera miracolosa di Pietro Novellis, con soprannome detto il "Morrialese" dalla di lui patria Monreale»19 • Gli episodi al riguardo sono innumerevoli. Quando Carlo Scattareggio, «antiquario d'occhio purgato», giunse al monastero di Santa Chiara di Messina osservò ammirato la tela posta sopra l'altare della Concezione. Questa tela, che era stata d_ ipinta dal giovane Scilla, fu creduta invece, dall'esperto antiquario, essere «di mano d'Antonio Van Eeick, o di Pietro Pesci o ver di monsù Nevi, tutti e tre celebri maestri». Eppure a Scilla questo stile confondibile era piaciuto talmente tanto che replicò il dipinto, nella stessa identica maniera, per il Duomo di Siracusa. Sebbene «col suo fare a tratto» riuscisse a «toccare» le scene di caccia, i fiori, le frutta e i pesci con tale maestria che ogni scena o soggetto sembrava «guizzare su le morte tele», egli, di fatto, non riusciva altro che ad «imbattersi nella 139

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