Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

tal tinturetta; incarnata, che ci assicura ch'egli era di colore rosso, come i coralli tutti della sua spezie» (p. 141). Il colore, il fuori, la superficie, è penetrato nel dentro intridendo e attraversando il contorno che un tempo indicava14. Come ogni altro naturalista della sua epoca Scilla, grazie al sezionamento dell'interno e dell'esterno, pose a fondamento del processo di fossilizzazione la condizione che un terreno fangoso e «molle» avesse accolto le conchiglie «dure», viventi nel mare, conservandole e pietrificandole contemporaneamente all'indurimento del limo circostante che, in uno scambio di confini, si adattò alla forma degli animali o delle loro parti. Il «duro» è penetrato nel «molle». Ma altrove Scilla osserva: «Ho rotto una quantità grandissima d'Echini petrificati e dentro nò v'ho trovato altro, se non che la semplice marga simile al continente[...]. Ciò prova, che corrotta la membrana che stava né due centri di detti gusci, diede l'adito alla tenera creta d'entrarvi con quei corpi» (p. 134). E in tal caso è il «molle» a penetrare il «duro». Sullo sfondo l'incessante dialogo che Scilla ha intrattenuto con le sterili pietre mediatrici di una Natura infecondabile e muta; alla ribalta le qualità primarie (il duro/ il molle, il pesante/il leggero), l'artifizio, le questioni di tecnica «naturale», il passaggio dal disegno al rilievo; elementi tutti determinanti, nella storia delle scienze, il passaggio dalla magia naturalis, con i suoi lapides figurati", alla scienza 15 • III "Ché da una parte era Scilla, dall'altra... " Omero L'opera di Agostino Scilla che abbiamo ripercorso, mostra, nel complesso, gli entusiasmi, le genialità e le lacune 138

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