Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

rienza ha rilevato vengono rese possibili. In fondo, la stessa costruzione degli strumenti operata da Galileo ha risposto anche a bisogni teorici, al desiderio di attingere ciò che non cade sotto i sensi: alla volontà di rendere comprensibile «il gran libro della natura», il quale, essendo scritto in caratteri geometrici, non può essere letto con «l'occhio della fronte», ma solo con «quel della mente»11 • È allora opportuno chiedersi se la propensione di Agostino Scilla per l'osservazione non sia stata determinata, al di là della sua professata fedeltà al senso, dal fatto che Scilla già sa che c'è qualcosa da vedere; e per questa via la lente, lo strumento - cioè la cosa - si ricongiunge, attraverso il significato etimologico, alla parola: instrumentum vale «registrazione» «documento». Un documento per l'appunto stilato con un artifizio che si va a frapporre fra l'uomo e la natura deformandone e alterandone le immagini; come se lo strumento della lente, imprescindibile dalla tecnica e a un balzo dalla scienza, facesse precipitare i concetti di naturale e artificiale. Le osservazioni biologiche condotte da Scilla coprono un campo d'indagine assai vasto: egli conosce molto bene la fauna ittica del Mediterraneo e questo gli permette di individuare specie fossili non endemiche negli strati di una determinata area e di spiegarne la presenza supponendo che gli animali morti siano stati sospinti su spiagge lontane dalla nativa e si siano fossilizzati insieme ai resti di individui di specie più diffuse. E se queste osservazioni da un lato smentiscono decisamente l'appartenenza dei fossili al regno minerale («se una rama di corallo dell'imperatore nacque nelle acque dell'Isola di Maiorca» e adesso giace «nelle nostre colline» certo non «fu generata in quel luogo, ove smembrata, e sepolta la cavai e raccolsi» p. 144), contemporaneamente costituiscono 133

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==