Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

la cera della tavoletta: felice contiguità fonica con littera! Si abbozza così un certo statuto speciale delle immagini dedotte dal mondo animale, nella costruzione di Gradiva. Cui conferisce altre pezze d'appoggio la comparsa della farfalla «color rosso e oro» che, svolata via dai papaveri che crescono nella casa di Meleagro, va a posarsi sui capelli di Gradiva, sotto gli occhi affascinati di Hanoldfarfalla denominata dalla scienza «cleopatra», e dunque, per interpretazione henoldiana, doppiamente legata «ai campi di asfodeli dell'Ade». (Nella «cleopatra», dice Bellemin-Noel, «s'incrociano la natura e la mitologia, come l'anatomia e i fantasmi...»). Ma seppure collegata in modo esplicito al mondo dei morti, la farfalla è in realtà insegna della natura felicitante. Essa non fa da schermo a un trauma, come la farfalla terrificante dell'uomo dei lupi, ma a una scoperta destinata a riequilibrare la vita di Hanold. Non per niente appartiene al popolo alato che annovera, accanto alle tortore (metaforiche) e agli uccellini-ballerine cui vengono paragonati i piedi di Zoe, il cardellino che segna la lisi del delirio di Norbert Hanold, e la happy end del racconto, in quanto tratto identificatore di Zoe vivente (come del resto la posizione del piede nel passo o la fossetta sulla gota). È il cardellino che, a cento miglia di distanza, cantava, in gabbia, alla finestra della stanza di Zoe Bertgang, quasi di faccia a Hanold. «C'era voluta una buona dose di follia.. » è il controcanto del racconto a soluzione avvenuta. Ma è una vecchia affermazione di Freud, che in ogni delirio c'è un nucleo di verità. Il nucleo relativo al testo denominato Gradiva, si è andato sfilando 'in verità discorsiva, verità diegetica anche per virtù di quella catena di presenze animali (mosche, lucertole, farfalle...) e vegetali (la rosa sorrentina e il 120

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