Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

Nella trama diegetica di Gradiva si legge un altro attante: la Natura (il coronamento della lettera capitale non è una enfatizzazione di mera retorica. Vuol dire solo che c'è natura e Natura). Torniamo alle nostre lucertole... Con la lucertola, il mio esercizio di lettura fa emergere un'altra particolarità del funzionamento di Gradiva. Il sauro cui, come s'è visto, viene deferito il compito d'affermare il principio di realtà, ricompare poco più avanti, ad un momento topico del racconto: quando il professor Bertgang dà lezione di caccia a Hanold tendendo un cappio, fatto di un lungo filo d'erba davanti alla spaccatura di una roccia «da cui sporgeva la testa azzurra di una lucertola». La scena si trasferirà poi dalla realtà nel sogno, sostituendo al professore la figlia Zoe. Solo che, nel racconto del sogno, la lucertola non appare esplicitamente; e del resto, già nella scena su descritta, l'animale è per metà presente e per metà assente, emergendo appena con il capo da una fenditura. Ecco manifestata, credo, la particolarità, cui accennavo, dei significanti di natura (qui animali, altrove potranno essere vegetali) in quanto figure della narrazione: quella di presentarsi ad intermittenza, di produrre nella frase una illuminazione di senso abbastanza inopinata, pronta a spegnersi rapidamente, a obliterarsi per riapparire più in là, nel testo, magari con una intenzione modificata. Si tratta dunque di segni soggetti a una litura (prendo in prestito il termine piuttosto suggestivo da Lacan), ad essere ricoperti cioè dall'onda del racconto, cb_e ne occulta quel particolare valore di significazione, salvo lasciarlo emergere successivamente. Litura, linere indicano, in latino, l'atto di cancellare una parola stendendovi sopra 119

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