Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

Lettura zoologica. Una lucertola, una grande lucertola «che inviava... i riflessi, come d'oro e di malachite mescolati insieme, del suo corpo», compare davanti agli occhi di Norbert Hanold nel climax di uno dei suoi deliri, quando egli crede di vedere Gradiva ritornata dall'Ade, in cammino lungo una strada della Pompei antica; ed ha la funzione di biforcare la sensazione di Hanold, prima unitaria nel delirio: la figura femminile, supposta pura immagine di sogno, produce effetti di reale: come quello di mettere in fuga una lucertola! L'allacciamento fra il dato naturale e la sua emergenza simbolica nella narrazione è qui piuttosto evidente - e può anticipare un giudizio sulla funzione che queste personae o maschere o figure della natura sono chiamate a ricoprire in Gradiva per effetto della interazione scrittorelettore. Mosche, lucertole, farfalle, poi anche le rose, gli asfodeli, non intervengono come simboli, giacché il racconto non li carica apertamente di significati traslati, metaforici. Vorrei dire, al contrario, che se la scrittura di Jensen ha una qualità specifica, è quella di essere pochissimo transitiva in questo senso che mi pare minore. Ci si presentano piuttosto le parole di un discorso specifico che si svolge, in trasparenza, in intreccio con il discorso narrativo, senza contrastarlo, anzi addirittura scomparendo volentieri in esso. Un lessico prelevato dalla natura, dalle sue forme viventi, non si limita secondo tradizione a disporre una scena per gli attanti del racconto, ma in qualche modo la scena dell'allucinazione o del sogno diventa stoffa costitutiva, operante del racconto. Per quanto possa sembrare arbitrario, credo che l'attività di significazione adempiuta dalle forme della natura, nei loro rimandi e connessioni, abbia un peso economicamente, voglio dire nel far funzionare la storia, non inferiore a quello dei personaggi canonici: Norbert, Zoe, il professor Bertgang etc. 118

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