Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

rametto d'asfodelo, che fanno anch'essi coppia oppositiva -e in più l'asfodelo dentro un bicchier d'acqua, sulla finestra dell'Albergo del Sole, funge da altro tratto identificatore di Zoe/Gradiva...) di cui s'è indicata qualche maglia. Insetti, rettili, uccelli: non penso che sia del tutto casuale se il lettore si trovi di fronte a una sorta di rudimentale scala o albero delle specie. Senza lasciare fuori dalla partita, naturalmente, l'Archeopteryx, «quel mostro volante fossile», figura di margine fra rettili e uccelli ma pure «rappresentazione di compromesso o intermedia, in cui collimano il pensiero della follia dell'amato con quello dell'analoga follia del padre» (Freud). Bertgang vale quanto Gradiva; e Archeopteryx quanto Norbert Hanold, non solo in virtù del paragone pungente di Zoe ma per quel radicale che rimanda alla «scienza del mondo antico» che l'aveva accecato. «Che uno debba prima morire, per divenire vivo? Ma per gli archeologi questo è ben necessario...» Gradiva chiude il circolo sulla questione del sapere, un sapere della natura, che si colloca in opposizione alla natura. Lo chiude con un effetto di destituzione. Hanold è il titolare, supposto, di un sapere, invocato agli inizi come forma di resistenza contro l'insopportabile obscénité de la nature - mosche e coppie in viaggio di nozze! Ma non solo la scienza, «come un antico trappista», non apre bocca se non interrogata e Hanold ha quasi dimenticato il modo per intrattenersi con lei; c'è qualcosa di più, e di decisivo: al termine della storia, il sapere si troverà addirittura desupposto, vale a dire cacciato dal luogo in cui pretendeva di avere sede. «Sembrava perciò a Norbert di fare la figura di uno scolaro grande e grosso, che viene svergognato...» Che sapere sarà mai quello che gli ha inibito per anni di accorgersi della verità? Tutto ciò, per dirla alla spiccia, avviene in virtù dell'i121

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