Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

rio. Intanto, il suo protagonista, Hanold, è un archeologo, cioè colui che attraverso lo studio delle civiltà antiche, dei loro segni e monumenti, mantiene un rapporto elettivo, necessitante con l'idea di arché, di principio, di inizio; quindi, per riflesso più ampio, anche inizio del mondo, radice della sua natura. Si tratta di una condizione che influenza in maniera diretta l'avventura di Hanold, che senza di essa non potrebbe neppure darsi - e per conseguenza il racconto. Essa determina pure una dicotomia nel modo di comparire, e di agire, degli elementi di natura. La natura si mostra in Gradiva ora come natura agens, ora come patiensorganismo vivente, materia di conoscenza. Il collegamento con la conoscenza è diretto e inequivocabile nella figura laterale.de} padre di Zoe Bertgang, la Gradiva della realtà, che difatti appare in veste squisitamente tecnica, professionale, suggerendo ad Hanold uno stratagemma per catturare la lucertola faraglionensis. Di costui, il racconto avrà cura di postulare, sia pure con notazione volante, l'esclusiva adeguazione al proprio ruolo, fino ad esaurirsi in esso («quanto a mio padre» dice Zoe «una Caecilia conservata sotto spirito è indubbiamente per lui più interessante di me.») Non si tratta di caso. In un altro racconto di Jensen, Licaena Silene, di cui dà ragguaglio Cesare Musatti in uno scritto su Gradiva, tanto il padre quanto l'innamorato (anche qui l'amore s'intreccia con lo studio della natura, vi trova il suo pretesto e la sua spinta) sono naturalisti, appassionati di farfalle, sia pure di carriera l'uno e dirò così di complemento l'altro; e una bella parte come catalizzatore della narrazione ha un esemplare entomologico di gran pregio. Basta per individuare addirittura una sindrome in Jensen narratore? Un abbozzo di risposta richiederebbe ben altri riscontri. Ma basta a giustificare, almeno in partenza, un esercizio di lettura che focalizzi la comparsa nel 115

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