Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

nali, da Der rote Schirm, (L'ombrellino rosso), a Licaena Silene, cioè come quel racconto più su postulato, in cui «leggere la natura». Se procedendo ci si troverà costretti a ribaltare i reperti di tale tipo di lettura su frammenti della teoria psicoanalitica, sarà un effetto inevitabile dell'esperimento, non una pregiudiziale - un effetto oggettivo di ciò che Freud chiamava l'«interesse per la psicoanalisi». Mentre percorrevo Gradiva, mi è venuto in mente in modo quasi irresistibile uno dei sogni più noti della Traumdeutung, quello della «monografia botanica». Perché fin dall'etichetta rimanda a un campo delle scienze naturali? o, più sottilmente, perché la monografia in questione contiene, letteralmente, della natura (l'esemplare di pianta secco schiacciato fra le pagine)? Ma il sogno dilata l'immagine della monografia ben oltre i limiti della sua referenza pratica, non fosse altro attraverso l'associazione con il ricordo di un atto distruttivo, infantile e gratuito. L'aggancio, credo, sta ancora più in là. Dentro il sistema sogno e sua interpretazione, il libro (monografia) si sposta in uno spazio peculiare, dove funziona in modo diverso da qualsiasi altro libro- come è capitato a Gradiva nel mio esercizio (o tentativo) di lettura. È dunque in questo spazio che debbo mantenerlo, e tenerlo d'occhio. Il libro è diventato un oggetto eclittico (ecliptique, rubo l'aggettivo a Bellemin-Noel, nel saggio che ha dedicato proprio a Gradiva), nel senso che si eclissa, si oscura e ricompare a tratti nel suo aspetto comune; o azzarderei: un oggetto eclamptico, col valore etimologico di «fulgore improvviso». Tale si offre, in questo scenario narrativo della natura. Lo stato di intermittenza e insieme di iperdeterminazione che il regime onirico conferisce al libro, può spiegare perché abbia tirato in ballo il sogno della monografia a 113

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