Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

Natura, lettura, litura L'esercizio che segue-non saprei chiamarlo altrimenti -si appoggia sul rovesciamento di un enunciato cosmologico, quando non mistico, sceso fino a Galileo nella sua versione di «scrittura matematica»: la natura come grande libro in cui leggere la vicenda delle cose e le forze, le norme che le reggono-la Natura Libro, originariamente verbum proprium, poi metafora, catacresi, luogo comune dei più triviali. Il rovesciamento funziona pressapoco così: se la natura è un libro, in cui gli elementi viventi o inanimati fanno scrittura, perché non ipotizzare un libro nel quale leggere in atto i segni della natura? Ogni esperimento implica un preparato di laboratorio adatto. Nel caso, sarà Gradiva, il racconto di Wilhelm Jensen, cui l'attenzione prestata eccezionalmente da Freud, fino a elaborarne un commento ormai classico, ha conferito celebrità extraletteraria; forse con risultato un poco iniquo, giacché Gradiva è testo fornito in sé di meriti che oltrepassano l'incontro avventurato con la psicoanalisi e il suo maestro. Come è ovvio, la lettura fatta da Freud non può più essere scrostata con una sorta di peeling culturale, dalla superficie del racconto di Jensen, se è vero il principio generale che ogni lettura sedimenta, diventa testo a sua volta. Per l'occasione, tuttavia, Gradiva vuole essere adoperato come prodotto narrativo dello scrittore Jensen, caso mai da rapportare agli altri suoi prodotti professio112

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==