l'ordine civile - anno II - n. 17 - 1 settembre 1960

b • • Con1unislllo e s1n1stra borghese • lll una situazione Che peso e responsabilità, quale paternità di determina– zione abbiano gli attuali schieramenti e le ideologie tradi– zionali nel sommovim~nto operante in tutto il mondo - Corea, Gia•ppone, Turcliia, Algeria, Congo, Italia, Tibet, Ne– pal - non può stabili~si troppo sbrigativamente. Non può rap,portarsi interament~ l'odierna crisi ai soliti paradigmi "fame e disoccupazione'ì, "imperialismo e sue contraddizioni", come .affermano i comu)1isti. Nè può spiegarsi con la adusata formula che vede esclu!,ivamente nel comunismo l'ispiratore di disordini e spiegand~ tutto col "dalli al comunismo" crede - più_ o meno in buo~a .fede - d'avere scovato il guasto nella macchina -dello St~to, e_nel complesso di Stati che for– mano •questa nostra soc~età ,degli uomini. Nessun movimento! di masse è stato mal spiegato col semplicistico giudizio: ,propaganda, abile rete di perturba– tori, imbonimento da parte di ca•pi ,di partito. Neppure gli ammutinamenti di legiobi romane del tardo impero poterono attribuirsi soltanto all'ascendente di pretoriani e consoli: piut– tosto mutavano i tempi~ e •pretoriani e consoli si inserivano abilmente tra frana e Hana. Ci riferiamo ovvia*ente non a movimenti di massa iso– lati, ma a situazioni nelie quali intere zone cedono, una dopo l'altra, franando a cateilia: Corea, Turchia, Giappone, Italia. Evidentemente in !simili situazioni si inseriscono im– mediatamente ideologie! estremiste e partiti per· galvanizzare e controllare le piazze ~ a volte ideologie e partiti danno il segnale di avvio, però Ila •piazza potenzialmente dis_posta a sollevarsi esiste ,già. Ma come si spiega, allora, che a volte i movimenti di massa sembrano sfuggire agli stessi organizzatori di ,partito? Dev'esserci ·qualche1 altro lievito. Possiamo anticiparne la indicazione : insoddisfa~ione dell'uomo di questa età, provvi– sorietà portata al paros~ismo, senso .di vuoto, noia. Ma cerchiamo ,di ]imitarci a ciò che avviene in Italia, avvertendo che quanto ~nalizzeremo vale - mutatis mutandis - per qualsiasi altro Haese. In •Italia lo Stato [ ~ superato, in disfacimento. Esiste di fatto una confederaiione di partiti, non più emanazione dei cittadini interessati~ -èhe partorisce di tanto in tanto un governo, discute per se~timane il nome da imporgli, discetta più o meno dottamentJ su ciò che tale governo ,dovrà fare "·da grande". Però mol~o spesso l'infante muore tra le brac- ' eia ,delle zie mentre glj altri parenti - avvertiti all'ultimo istante che l'aiglon è ini .agonia - si accapigliano ancora ,per sottigliezze bizantine. A~lora a turno i parenti più venerandi si affacciano al balconei e ,gridano alla ·piazza, deserta: « E' morto il re, viva il re! )>. . Si tratta, in poche I parole, della non corrispondenza tra - Paese ufficiale e Paese reale, come abbiamo cercato di dimo– strare in un precedente[ articolo. Og,gi è accaduto eh~ si sia stabilito di non dare nome al governo tanto per tirate .fino alle elezioni, si sia cercato quasi di passare furba~tramente inosservati socchiudendo le persiane, si siano sgridati i missini che ·parlavano a vo-ce alta, felici per aver dato una mano alla ostetrica. E;ppure la piazza si riempie improvvisamente di gente, ·si impone, mira a svellere! i c11rdini del palazzo. Cosa fanno al– lora • parenti confedera~i? .Cercano forse di studiare le cause re,mote el -sommovime*t~? Niente affatto. Novelli don Fer- prerivoluzionaria di Glauco Licata rante, con la peste nell'aria, sottilizzano piuttosto metafisica– mente di sostanza e di accidenti. Prendono partito sulla liceità che la piazza si imponga al Parlamento e, a •proposito delle cause della sommossa, si fermano a quelle· più vicine, scusan– dosi a vicenda: (C sono stati i ,comunisti, quei discoli che non si sono abituati ancora alla democrazia parlamentare ... >> op– pure: ,cc Colpa dei missini e dei loro voti che noi vogliamo so– lamente regi,strare, mai accettare » . Sarebbe come se chi ha ricevuto una iandellata in testa - e ne teme altre - senta che i medici, anzi~hè curargli la commozione ed allontanarlo dal .pericolo di nuove randeHate, discutono sulla liceità che un randello impugnato vertical– mente, ·per virtù di una spinta imposta dall'alto in basso, possa descrivere una traiettoria compresa in 90°, finendo per inerzia sulla testa in questione. . Ma anche •per quanto riguarda la liceità di questa impo– sizione ,di piazza, non ci sarebbe molto da discutere., E' una formula matematica. Possono darsi infatti tre tipi di. Stato: assolutista, liberale, democratico'. Il primo, 1o Stato assoluto di Hobbes, reprime indiscri– minatamente le imposizioni della folla. Ed in tanto rimane as– soluÙélta, in quanto sia capace di reprimerle. Infatti se tratta, accondiscende, ottria -costituzioni, non è più assolutista. • 11 secondo, lo Stato liberale di Locke, cerca ,di prevenire le richieste della ,piazza rag-giungendo un libero equilibrio, che difenda però a preferenza determinati interessi. Quando la piazza si solleva, questo Stato cerca di avvalersi dell'au– torità ,dei poteri legalmente costituiti per· re•primere le im– posizioni. Ed in tanto rimane liberale, {n quanto sia capace di ·reprimerle. Infatti se l'apparato - risultatò di un pre– sunto raggiunto equilibrio - tratta e accondiscende, lo Stato non è più liberale, ma· fatto dalla· piazza. Il terzo, lo Stato democratico di Rousseau, dovrebbe fon– darsi sulla sovranità del popolo, che è un tutto indissolubile cui fa capo il potere e cui spetta la funzione di progresso, cultura, educazione. Lo Stato democratico è praticamente fat- • to dalla piazza e, teoricamente, è inconcepibile -che la piazza si rivoltJ. contro se stessa. Ora, se avviene, lo Stato democratico cerca di reprimere l'imposizione di una parte di esso, per– chè giustamente nel suo sistema i cambiamenti devono avve– nire per spinta ultima di più appropriati strumenti': votazioni delle Camere, referendum, sollecitazioni della stampa, perora– zioni dei legali rappresentanti degli interessi di ogni gruppo. Praticamente lo Stato ,democratico cerca anzitutto di evitare l'imposizione della piazza perchè ritiene simile forma non va– lida, autolesionista. Quindi, o è veramente democratico, ed allora si tratta di un tutto omogeneo che pochi s-qssulti non mandano certo a carte quarantotto. Ed infatti -riceve .dalla piazza due spinte uguali e ·contrarie: una di so-stegno e inve- stitura, l'altra di sconvolgimento. • Ma c'è il c11soche lo Stato, ·democraJico di nome, non lo sia più di fatfo. Oppure che addirittura nov ci sia più Stato. Le piazze, che a suo tempo hanno votato, hanno sprecato que\ potere, che si è disperso. Ed ora, rion trovandosi di fronte che l'omhracdi un timido Banco, perdono l'equilibrio. Ed anche in questo caso uno Stato in tanto rimane democratico in quanto sia capace di imporsi alla piazza. Se non lo è, sorge il so-spetto che non sia •più neppure Stato. Intendiamo, non solamente avvalendosi delle forze di repressione a sua disposizione -

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